In attesa di CRESME e del suo XXXVIII Rapporto Congiunturale e Previsionale del prossimo 9 luglio 2025, anticipiamo quelli che sono ad oggi i dati relativi al 2024: numeri per niente tranquillizzanti, che fotografano un settore in crisi profonda e in urgente bisogno di interventi strutturali.
Proprio il suo recente rapporto 2024, evidenzia una contrazione significativa nel mercato delle costruzioni, con un calo del valore complessivo a 292 miliardi di euro, segnando una perdita di 19 miliardi rispetto al 2023. Questo declino รจ attribuibile principalmente alla fine del Superbonus, che ha provocato una riduzione significativa della manutenzione straordinaria nel settore residenziale.
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Manutenzione straordinaria: 161,3 miliardi di euro, in calo del 10,1%.
Manutenzione ordinaria: 51,5 miliardi di euro, in lieve crescita (+0,4%).
Nuove costruzioni: appena il 24,7% del mercato.
Questi numeri parlano chiaro: siamo di fronte a una crisi profonda, aggravata da scelte politiche miopi e da un’assenza di visione industriale.
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Le piccole e medie imprese, cuore pulsante dellโedilizia italiana, stanno morendo lentamente. A pesare piรน di ogni altra cosa oggi รจ la scandalosa vicenda dei crediti dโimposta incagliati, che stanno strangolando la liquiditร delle aziende. ร inaccettabile che lo Stato, dopo aver spinto su incentivi straordinari, ora si volti dallโaltra parte lasciando le imprese a “pagare il conto”.
Quei crediti vanno sbloccati e liquidati immediatamente. ร il primo passo, non solo per salvare migliaia di posti di lavoro e impedire una catena di fallimenti, ma anche per restituire credibilitร istituzionale a un sistema che oggi non gode piรน della fiducia delle imprese. Le aziende hanno fatto investimenti, assunto personale, costruito futuro. Oggi si trovano in ginocchio a causa di una Pubblica Amministrazione che genera debito verso le imprese e si rifiuta di onorarlo.
Il debito della PA verso il settore cresce in modo spropositato, silenzioso, ignorato dal dibattito politico. Ma ogni giorno di ritardo mina la sopravvivenza di interi comparti produttivi, contravvenendo persino ai Regolamenti UE.
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Mentre la Cina ci dร lezioni di progresso, sostenibilitร e visione a lungo termine, lโEuropa โ e lโItalia in particolare โ si impone misure di austerity che bloccano lโeconomia reale. Il PIL ne risente, lโedilizia crolla, lโoccupazione vacilla. A pagare sono le famiglie, le imprese, i territori.
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Chiediamo:
1) Lo sblocco e la liquidazione dei crediti fiscali incagliati.
2) Nuovi incentivi strutturali e stabili per la riqualificazione urbana.
3) Politiche di sostegno diretto alle PMI del comparto edilizio.
4) Una strategia industriale per rilanciare uno dei settori chiave del Paese.
Senza queste misure, la crisi attuale non sarร che lโinizio di un declino irreversibile, che si trascinerร dietro l’economia dell’intero paese.
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fonte Class Action Nazionale dell’Edilizia
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